L’esperienza di alcuni tra gli insegnanti e studenti che hanno partecipato alla prima edizione del progetto formativo “Promuovere il Social Business nelle Scuole Secondarie”

Intervista a una insegnante del Liceo Laura Bassi

Quale era l’obiettivo che il progetto a cui ha partecipato si poneva?
Sensibilizzare i miei studenti alle problematiche sociali. Porli di fronte a una modalità di lavoro progettuale e pratica che uscisse dalla logica della lezione. Un modo diverso di imparare, non più facile ma semplicemente diverso.

Cosa significa secondo lei, “educare all’imprenditorialità” nelle scuole superiori Italiane?
È fondamentale che i ragazzi comprendano che il profitto non è tutto. Ricordo di avere letto che i giovani che avevano vissuto la crisi del ’29 erano usciti più forti da questa realtà ed erano stati capaci di sviluppare creatività e flessibilità. Credo che agli studenti debba essere trasmessa questa voglia di sudare e lottare e credo anche che in questo le giovani generazioni siano carenti.

Qual è l’elemento pedagogico che l’ha spinta a scegliere tale progetto?
Credo che non basti imparare ma occorre realizzare. La fatica è importante fa godere del risultato ottenuto, un lavoro così rafforza il gruppo, migliora l’autostima, promuove la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie capacità. In una parola fa crescere, proietta verso la vita vera.

Ritiene efficace l’educazione all’imprenditorialità all’interno della scuola Italiana, e come valuta il progetto a cui ha aderito?
Si indubbiamente. Il progetto non può che essere valutato molto positivamente.

Intervista a uno studente del Liceo Laura Bassi

Qual è il valore, oggi e in prospettiva futura, che attribuisce al progetto di educazione all’imprenditorialità?
Io credo che nell’educare all’impresa ci siano due aspetti fondamentali: uno è quello di riuscire ad ottenere un lavoro creando impresa; l’altro, molto importante per noi giovani, è quello di riuscire a creare qualcosa che offra un lavoro nuovo, con una vera e propria rivoluzione tecnologica abbiamo una possibilità immensa di creare lavori . Per esempio mi vengono in mente dei ragazzi della mia età che sono riusciti a creare un patrimonio, una grande quantità di soldi anche semplicemente facendo video su youtube. Ci sono secondo me queste due prospettive e bisogna insegnarle entrambe, sia ad essere creativi e originali inserendosi all’interno della concezione di economia, sia imparare ad adeguarsi a ciò che esiste già per poi creare del nuovo. Sono d’accordo con il pensiero di Yunus, prima di conoscere le casistiche pensavo che fosse una cosa un po’ utopica mentre ora ho capito che è possibile farlo ed è vero.

Quali “strumenti” utili l’educazione all’imprenditorialità  fornisce per il suo futuro e la sua crescita formativa?
Lo strumento principale è che ciò che ho imparato mi aiuta per il mio futuro extra scolastico. Questa è una materia per cui io non ricevo valutazione a scuola, ma nella vita mi servirà sicuramente sapere come funziona l’ economia, soprattutto in una società come la nostra dove l’economia è tutto. Secondo me tutto ciò è utilissimo, ma bisognerebbe inserirlo nei programmi scolastici perché a noi serve e non saperlo è molto rischioso e forse questo è uno dei problemi per cui molti di noi non trovano lavoro. E forse è anche il motivo per cui molti liceali che hanno fatto l’università spesso hanno meno lavoro di chi non ha proseguito gli studi.

Le interviste sono state realizzate dalla Dott.ssa Sara Marinelli